A Como “Silence is golden” mostra personale di Max Papeschi

papeschi

Opening: Giovedì 22 novembre 2012 dalle 18.30
Dj Set: Fabio Orefice + Finger Up

La mostra personale SILENCE IS GOLDEN  del controverso artista milanese MAX PAPESCHI, è stata prorogata fino al 2 febbraio 2013 perché il grande successo di pubblico di critica e dell’attenzione da parte dei media, ne richiede a gran voce il prolungamento.

Orari : martedì – sabato 10 | 19:30
aperture domenicali natalizie dal 2 al 30 dicembre
La Marsiglione Arts Gallery è lieta di presentare Silence is golden, la prima personale comasca del controverso artista milanese Max Papeschi, a cura di Igor Zanti.

Dopo le fatiche estive che lo hanno visto protagonista di una importante personale a Pietrasanta -vero e proprio centro nevralgico dell’arte italiana durante i mesi più caldi- e di una retrospettiva a Città del Messico, Max Papeschi inaugura la nuova stagione espositiva con una sua prima personale nel capoluogo lariano.
Scenario della mostra è la Marsiglione Arts Gallery, animata da Salvatore Marsiglione che ha deciso di affiancare al suo impegno come riconosciuto e stimato restauratore anche un’attività espositiva con mostre dedicate tanto ad artisti già ampiamente storicizzati, quanto a figure emergenti nel panorama dell’arte contemporanea.
La mostra Silence is golden si pone nel solco di questa volontà di ricerca, proponendo all’attento pubblico lariano il lavoro di uno dei più discussi e controversi artisti del panorama della giovane arte italiana.
Max Papeschi, milanese di nascita, arriva alla digital-art dopo l’esperienza da autore e regista in ambito teatrale, televisivo e cinematografico. Come artista figurativo il suo approccio con l’art world è stato d’immediato successo sia di pubblico che di critica. Il suo lavoro, caratterizzato da un approccio dichiaratamente “politicamente scorretto”, mostra una società globalizzata e consumista, svelandone i suoi orrori in maniera ironicamente realistica.
Ed è proprio la graffiante ironia, l’utilizzo del patrimonio iconografico della nostra più immediata contemporaneità, mixato con un’irriverente e rivelatrice rilettura storica, il fil rouge che collega le opere in mostra, creando un surreale per quanto terribilmente veritiero affresco della società contemporanea.
Come scrive Igor Zanti nel testo introduttivo della mostra:
“….non si creda, però, che Papeschi voglia indossare le vesti di Marco Porcio Catone, perché questo sarebbe lontano dal suo modo di agire, dal suo modo di pensare. Non vi è, infatti, una volontà di togliersi dal gruppo e di erigersi a giudice, ma piuttosto il desiderio di raccontare con altro occhio, con voce priva dei tentennamenti della convenienza, la sua realtà, quasi fosse un terapeutico modo per ricostruire e per comprendere appieno i perché del presente cercando le risposte nel passato .”